Toti Carpentieri


Critico d’Arte

ARCHETIPO UNIVERSALE

Questa non è un a mostra da guardare, è una mostra da vedere. La differenza tra i due termini è sostanziale, poiché il vedere dell’occhio si trasmette direttamente al cervello e poi al cuore.

Per chi come me, alcuni anni orsono, si occupa di teoria della percezione e psicologia della forma presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, il discorso si fa ancor più semplice, perché quella di Carla Sello non è soltanto un’operazione di pittura, ma un’operazione molto più complessa che tocca trasversalmente tematiche sconfinanti nella scienza mistica,

nella religiosità e nell’alchimia. Dunque una mostra da vedere con i tanti occhi della nostra capacità percettiva.

Sono quadri, operazioni pittoriche di forma quadrata che contengono sempre un cerchio. Il cerchio delimita il territorio. Il cerchio difende il suo contenuto. Questo è il concetto fondamentale.

Ma chi c’è al centro? C’è l’uomo, ci siamo noi. Tutt’intorno c’è qualcosa da cui difenderci, ed ecco allora questa sorta di roteanti cavalli di frisia. Il cerchio e altri simboli ricorrenti sono spesso simboli geometrici,

come il triangolo e il quadrato, ma il cerchio è il più elementare perché è il più facile da disegnare.

Basta far girare una corda legata a un bastone, ed ecco realizzato un cerchio.  Abbiamo così delimitato un territorio

alla stregua della banca che nella pubblicità televisiva traccia un “cerchio attorno a te” a mo’ di protezione.

L’operazione svolta da Carla attraverso la pittura e la scultura lavora sia lungo un piano, sia lungo degli spazi tridimensionali.

Non è vero che la circolarità è soltanto piana qui la circolarità è sferica.

Accennavo prima alla scienza mistica. La mistica è fondamentalmente correlata a credenze induiste e buddiste in cui c’è un tentativo di recuperare la tranquillità, una ricerca di pacificazione con se stessi. Se costruiamo intorno a noi una sorta di difesa, è perché cerchiamo disperatamente un po’ di serenità e di tranquillità.

Ma ciò non vuol dire promuovere un procedimento statico, bensì una sorta di equilibrio cinetico in cui quello che nasce viene ad essere, e viceversa.

Quindi l’operazione pittorica della costruzione domina, e spinge a un processo di analisi e di sintesi: l’analisi dei parametri, dei simboli con cui costruire le figure, e la sintesi di una costruzione che dagli occhi arriva direttamente al cervello e poi al cuore.

Il simbolo del cerchio ha tanti significati ed esiste sin dagli albori dell’umanità. I calendari aztechi, per esempio,

mostravano una serie di cerchi concentrici che possiamo ammirare anche sulle vetrate delle cattedrali romaniche ogotiche, e che stanno a indicare la nascita e la circolarità della vita. Anche i monaci zen suddividono le forme circolari in quadranti in cui costruire delle figure con la sabbia, per poi distruggere l’opera appena completata.

Il messaggio di Carla Sello non è soltanto di tipo estetico, una bella pittura con degli equilibri aperta a formule sempre nuove, a modalità espressive che vanno dalla figura geometrica alla figura reale, a quella animale, fin nel minimo dettaglio.

Ma c’è anche l’attenzione per consentire un progressivo conseguimento di uno stato di tranquillità e serenità.

Le immagini parlano. Carl Gustav Jung diceva che ognuno di noi vive delle situazioni particolari a livello  emotivo e psicologico, e lui chiedeva ai suoi pazienti di rappresentarle in modo pittorico.

La successiva lettura delle immagini evidenziava l’alchimia della vita individuale, che transita attraverso quattro stati.

Il primo stato è quello della combustione, il secondo della liquefazione, il terzo della solidificazione, il quarto della sublimazione.

La combustione indica la necessità di avere del calore per bruciare la materia iniziale. Nell’immagine mandalica corrisponde, dal punto di vista cromatico, ai colori scuri e al nero.

Una volta bruciata, la materia diventa cenere e assume un colore bianco che si può diluire con l’acqua (liquefazione), per poi arrivare al colore azzurro.

Nella solidificazione la materia fondamentale è lo zolfo, elemento spiritico legato alla magia e rappresentato dal giallo. Infine la sublimazione, cioè il passaggio diretto dallo stato solido allo stato gassoso, senza passare per lo stato liquido.

Questo sta a indicare la necessità di andare oltre, verso la realtà superiore.

Ma vuole anche dire superare gli opposti, superare il nero e il bianco, il bene e il male, l’uomo e la donna.

E lì si giunge all’aspetto fondamentale di tutta la struttura, che è l’operazione mistica in cui, come nello yin e nello yang, i due soggetti opposti si uniscono fino a formare una circolarità.

Questa è una mostra che parla al cuore. Una mostra che è la sintesi dell’impegno di Carla Sello nei confronti dei ragazzi attraverso una scuola, un racconto, un far capire come arrivare  a certe soluzioni.

Qualcosa che necessita di attenzione, di pazienza e di mestiere, innanzitutto.

Mestiere che insegna a dipingere, a usare la materia, a usare il colore, a capire la differenza tra una materia e l’altra,

tra un rapporto e l’altro.

La contrapposizione cromatica, il blu e il rosso, il giallo e il viola, l’arancio e il blu, fa parte della teoria della percezione

e della sincronia della forma, in cui l’operazione componistica ci fa capire il messaggio della pittura, immediato quando le immagini sono figurative, più complesso e difficile quando le immagini sono astratte. In questo caso le forme sono leggibilissime e immediate grazie alla loro semplicità: il cerchio, la ruota, il fiore. Non dimentichiamo, inoltre, il notevole rapporto con la scienza: le sequenze numeriche, la ripetizione numerica,la successione, i petali del fiore che si moltiplicano seguendo modelli matematici precisi.

Carla mi aveva anche parlato della vescica piscis, o mandorla mistica, sulla quale stava lavorando per impostare la

costruzione dell’immagine seguendo delle regole particolari. La vescica piscis è una sorta di mandorla disegnata in

verticale, ma con una costruzione particolare.

Essa è formata da due cerchi aventi lo stesso raggio, che si intersecano in modo tale che il centro di ogni cerchio si

trovi sulla circonferenza dell’altro.

Questo simbolo fondamentale si trova in gran parte della storia dell’arte contemporanea, e lo troviamo in forma

capovolta presso i cristiani: l’ichthys (ἰχθύς) che moltiplicato per dodici forma una ruota, e che in seguito diventa

anche simbolo algebrico e matematico, corrispondente alla radice quadrata di 3 il cui risultato è 1,73205081… che

include il numero 153, che nei vangeli indica il numero di pesci pescati.

In questa mostra è bene soffermarsi davanti a ogni singola opera e capire perché è nata quell’opera, quali sono state

le procedure per farla nascere, quali i presupposti, quali gli itinerari di costruzione dell’immagine, e, ovviamente, seguire passo passo quella costruzione assieme all’artista oppure da soli

fino ad arrivare a uno stato di totale serenità, la serenità che ci dà quella bellezza che dovrebbe salvare il mondo, anche se il percorso non è affatto facile.